La storia di Joseph Hubertus Pilates

Dancers gathered outside the Stone Dining room; the original farmhouse ,now known as Hunter House, can be seen to the right. Photo by Hans Knopf, 1941.

Dancers gathered outside the Stone Dining room; the original farmhouse ,now known as Hunter House, can be seen to the right. Photo by Hans Knopf, 1941.

La storia di Joseph Hubertus Pilates

La storia di Joseph Hubertus Pilates

di CovaTech Pilates

La storia di Joseph Hubertus Pilates

L’INFANZIA E ADOLESCENZA

Joseph Hubertus Pilates nacque in Germania, a Mönchengladbach, nei pressi di Düsseldorf, il 9 dicembre del 1883. Da bambino, la sua salute precaria e una struttura fisica piuttosto gracile lo portarono a dedicarsi come autodidatta a varie tecniche di ginnastica e alla pratica di diverse discipline sportive. Il giovane Joseph vi si dedicò con tale impegno e determinazione che, all’età di 14 anni, fu chiamato a posare per la realizzazione di alcune carte anatomiche del corpo umano.

La salute ed il benessere psicofisico divennero, perciò, da esigenza personale, una vera e propria filosofia di vita alla quale si votò completamente, non solo con l’esercizio ginnico, ma anche attraverso lo studio dell’anatomia, del movimento e della persona umana nella sua totalità. Mosso da curiosità, intuizione e senso pratico, Joseph sviluppò un talento multiforme, impegnandosi nell’osservazione del comportamento degli animali, nello studio delle arti marziali, delle tecniche di autodifesa, nella lettura delle filosofie orientali e greco-romana.

L’ INGHILTERRA E LA GRANDE GUERRA

Nel 1912, Pilates si trasferì in Inghilterra dove divenne istruttore di autodifesa per il corpo di polizia di Scotland Yard, contemporaneamente, si dedicò alla pratica della box e alle arti acrobatiche in un circo. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Pilates fu internato per un anno, insieme ad altri suoi compatrioti, in un campo di prigionia nel Lancaster. Qui, nonostante, l’avversità delle condizioni, non si perse d’animo e continuò ad allenarsi coinvolgendo anche i suoi compagni. Questi ultimi furono, così, una sorta di “primi allievi” di Pilates, il quale ebbe modo di affinare le sue intuizioni sull’allenamento, la ginnastica e la salute, mettendo a punto esercizi che potevano essere eseguiti in spazi ristretti e che, soprattutto, dimostravano la loro efficacia giorno dopo giorno.

In seguito, Pilates venne trasferito in un altro campo sull’Isola di Man dove assistette ad una realtà sconvolgente: feriti di guerra e reduci mutilati gravemente, immobilizzati a letto in condizioni drammatiche. Fu in queste circostanze che si dedicò, ancora più stoicamente, ai suoi compagni, aiutandoli nella loro riabilitazione mentre erano ancora allettati. Mise a punto degli esercizi che i degenti potevano eseguire sdraiati, utilizzando le molle dei letti dell’ospedale, in modo da consentire loro di ritrovare e mantenere il corretto tono muscolare.

Nasceva, così, l’idea dei primi attrezzi.

Tra il 1918 e il 1921, la grande epidemia di influenza detta “spagnola” mieté milioni di vittime in tutta Europa, uccidendo solo in Inghilterra più di 200.000 persone. Nessuno di coloro che si sottopose al training fisico di Pilates ne fu contagiato.

IL RITORNO IN GERMANIA

Dopo la fine della Grande Guerra, Pilates tornò in Germania, qui, continuò a perfezionare le sue attrezzature, la maggioranza delle quali sono in uso tutt’oggi. Ad Amburgo, lavorò come preparatore fisico delle reclute del corpo di polizia locale e, in quegli anni, conobbe Rudolph Von Laban, danzatore, coreografo e studioso del movimento, ideatore della Labanotation (una delle forme di registrazione scritta di balletto più note al mondo).

Si dice che Von Laban avesse incorporato nel suo lavoro coreutico alcuni principi ed esercizi imparati da Joseph. Fu così che il Pilates fece il suo primo ingresso nel mondo della danza. Nel 1925, il governo tedesco, venuto a conoscenza dell’efficacia del suo lavoro, offrì a Pilates l’incarico di seguire personalmente il piano di allenamento del nuovo esercito nazionale, egli rifiutò e, nel 1926, decise di lasciare la Germania definitivamente per partire alla volta degli Stati Uniti. Durante il viaggio, conobbe Anna Clara Zeuner, che sarebbe diventata sua moglie, compagna di vita e di lavoro.

NEW YORK

A New York, Joseph Pilates, codificò la sua tecnica e filosofia di allenamento chiamandola “Contrology”. Una parte della tecnica Contrology era incentrata sul matwork, ovvero su una serie di esercizi eseguiti a corpo libero su un materassino (mat) ma Pilates si dedicò anche al perfezionamento degli attrezzi che aveva ideato ai tempi della sua prigionia – tra i primi ci furono probabilmente la “Rehabilitation Table” che oggi chiamiamo Cadillac e l’Universal Reformer – e i relativi esercizi da svolgere su questi attrezzi.

Pilates aprì il suo primo Studio a Manhattan, al 939 dell’Ottava Avenue, in prossimità di molti Studi di danza e sale prove e nelle vicinanze della sede del New York City Ballet. In questo modo, la sua disciplina iniziò ad essere sperimentata dai più grandi ballerini e coreografi del tempo e trovò nel mondo della danza l’ambiente ideale per la sua affermazione. Il suo metodo aiutava i ballerini a migliorare la loro tecnica e a recuperare più rapidamente i traumi dovuti agli infortuni e al sovraccarico di lavoro.

George Balanchine e Martha Graham – due leggende della danza del Novecento – si allenavano “da Joe” e mandavano i loro ballerini da lui per “essere sistemati”. Suzanne Farrell, Ruth St. Denis, Ted Shawn, Jerome Robbins, Hanya Holm…l’elenco dei Clienti di Joe comprendeva il gotha della danza americana. Nel 1934, Pilates pubblicò la sua prima opera, un pamphlet dal titolo “Your Health: a corrective system of exercising that revolutionizes the entire field of Physical Education” (Trad. it. “La vostra salute”, Carocci Editore) dove formalizzava, per la prima volta, l’idea secondo cui gran parte dei disturbi fisici deriva da una postura scorretta della colonna vertebrale o, più in generale, come diremo oggi, da un errato “stile di vita”.

Con un linguaggio semplice e divulgativo, Pilates non solo parla di esercizio fisico, ma delinea una critica sociale e culturale dello stile di vita dei suoi contemporanei. Tratta dell’educazione dei bambini, elemento fondamentale nella sua filosofia, delle errate abitudini di vita quotidiana fonte del malessere delle persone, dei falsi miti del tempo. Confuta l’autorità di chi si si vende come “esperto” nella nascente società di massa e propone un modello basato sul buon senso e sulla sua esperienza pratica con grande onestà intellettuale e una lungimiranza e modernità che ancora oggi lasciano stupefatti.

GLI ANNI D’ORO

A partire dal 1939 fino al 1955, Joe e Clara parteciparono ogni estate, al “Jacob’s Pillow” un evento che si teneva sulle montagne del Berkshire, vicino a Boston. Fondato da Ted Shawn per diffondere l’arte e la cultura della danza, Jacob’s Pillow – che è tutt’oggi esistente – era stato pensato come una sorta di boot camp per riunire gli esponenti più all’avanguardia della modern dance americana e sensibilizzare il pubblico sul tema. Al festival, iniziarono a partecipare anche personaggi della buona società newyorkese, socialites e celebrities che si avvicinarono alla nuova tecnica insegnata da Joe. Questi eventi furono un ulteriore volano per la fama di Pilates e della sua disciplina che cominciò ad essere praticata anche da attrici famose come Lauren Bacall e da una cerchia di influenti personalità.

A New York, trascorsero, così, quelli che tutti definiscono gli anni d’oro di Pilates. Joe, nel 1945, pubblicò il suo secondo libro “Return to Life through Controlology” (trad. it. “Ritorno alla Vita”, Carocci) in cui poneva le basi della disciplina che prenderà il suo nome. Nell’opera, introdusse implicitamente quelli che sarebbero diventati noti come i sei principi base del Pilates e codificò, per la prima volta, i 34 esercizi originali che avrebbero costituito il fondamento del matwork, corredandoli con foto in cui lo stesso Joseph, che allora aveva sessant’anni, eseguiva gli esercizi.

La sua fama era ormai consolidata e la sua attività crebbe costantemente in rinomanza e successo fino al 1966. Pilates continuò a dedicarsi ai suoi Clienti fino alla sua morte, avvenuta nel 1967 all’età di 84 anni, ma non lasciò alcun testamento né alcuna linea di successione per il suo lavoro. Ciononostante, la sua eredità fiorì in tutti gli Stati Uniti grazie all’attività della prima generazione dei suoi allievi diretti, detti “the elders”. Tra questi ricordiamo: Ron Fletcher, Mary Bowen, Kathy Grant, Lolita San Miguel, Romana Kryzanowska, Eve Gentry, Carola Trier, Jay Grimes, Robert Fitzgerlad, Bruce King.

Clara Pilates continuò l’opera di suo marito per alcuni anni e poi lasciò in eredità lo Studio a Romana Kryzanowska.

La storia di Joseph Hubertus Pilates